Il 6 e il 7 maggio sono stata in aula al Master in Coaching di Accademia della Felicità per una lezione su “Storytelling e Marketing per coach”. Come spesso accade, avevo pronti gli argomenti che volevo sviluppare, ma poi nella discussione in classe sono venute fuori domande e riflessioni che mi hanno fatta uscire dal seminato. Poco male. Alla fine uscire dal seminato a volte è proprio quello che ci permette di fare le esperienze migliori!
Come dicevo, stavamo parlando di storytelling, come tecnica di narrazione di sé per chi vuole fare del coaching una professione e vuole quindi raccontare agli altri chi è, quali sono i suoi valori, e i servizi che offre. A un certo punto mi hanno chiesto qual è secondo me il motivo per cui a volte uno non riesce a mettere in piedi il proprio business. E io, che ultimamente mi sento tutto tranne che politically correct, ho risposto che chi non va avanti nella libera professione è uno che non ha voglia di fare fatica. Ora, la mia posizione è un po’ meno estrema di questa, a dire il vero. Non per buonismo, ma perché penso che ogni caso sia diverso dall’altro. Quello che credo ci sia di vero, è che questa affermazione sottintende che mettersi in proprio non è una passeggiata di piacere. Ma che molto spesso richiede fatica e sudore, e un pizzico di disperazione e lacrime quando le cose non ti sembra vadano per il verso giusto. Ma è anche tutto molto bello eh!.
Quindi l’importante è capire che vivere di ciò che ami è una figata pazzesca. Ma anche che certi traguardi non li raggiungi se non con il sudore della fronte. E che se non sei disposto a far fatica, forse questa strada non fa per te. Penso ad esempio a tutte le persone che ti guardano e a ogni successo che porti a casa ti dicono – e ma vedi tu sei fortunata.
Fortunata?! A parte che se mettessi in fila tutte le sfighe che mi sono capitate negli ultimi due anni dovrei farmi esorcizzare, le cose che ottengo mica me le regala nessuno. Non solo a me, ma anche a chiunque altro vi sembri più avanti di voi, per qualsiasi motivo. Al Master l’ho detto chiaramente: guardate che chi fa con successo la professione di coach mica è nato in provetta, così come è adesso, pieno di talento, di conoscenza, di capacità… Chi fa con successo la professione di coach è stato prima di tutto un “beginner”. E poi si è fatto un mazzo tanto per fare quello che voleva davvero.
SCEGLI LA VITA CHE VUOI
Qualcuno vi ha mai detto che ci scegliamo noi la vita che abbiamo? A volte questa frase mi fa imbestialire, perché non mi sarei mai scelta certe “prove” che ho dovuto affrontare. Ma in realtà questa frase va guardata da un’altra prospettiva.
Noi possiamo scegliere. E anche scegliere di non fare nulla è pur sempre una scelta. Possiamo scegliere di guardare un TEDTalk su Youtube invece che il nostro serial preferito; possiamo decidere di lavorare al nostro business invece di giocare a Candy Crash (c’è ancora qualcuno che gioca a Candy Crash vero? Perché non sono molto aggiornata sull’argomento…). Qualsiasi scelta è importante. Perché è un passo nella direzione della vita che vogliamo. Anche procrastinare è una scelta. Come trovare mille scuse per non dedicarci a ciò che diciamo di desiderare.
Invece di perdere tempo a lamentarci, a dire che “è difficile”, a pensare che gli altri siano fortunati – o bravi – e noi no, dovremmo semplicemente INIZIARE. Iniziare a fare qualcosa per arrivare dove vogliamo, per raggiungere la vita che desideriamo, per fare il lavoro che amiamo. E non sto mica dicendo che è facile. Ma pensateci:
“tra una anno a partire da ora vorreste aver iniziato oggi a lavorare al vostro progetto. Quindi fatelo ora!”