Indosso gli occhiali dalle scuole elementari. Ma sono diventata miope alle medie.
Quando ero alle elementari ci vedevo benissimo, ma desideravo così tanto portare gli occhiali, che un giorno frugando in un cassetto della cucina ne ho trovato un vecchio paio di mia zia, e ho iniziato a indossarli. Di nascosto.
Uscivo di casa la mattina senza occhiali, e una volta in classe li mettevo. Chiaramente una volta indossati non ci vedevo più nulla, perché non ero miope e quelli chissà che gradazione avevano… Ma io ero felicissima.
È andata avanti così per un po’, fino a che non è arrivato il giorno della foto di classe. Io me la sono fatta fare con gli occhiali (naturalmente), e una volta tornata a casa, mia madre mi ha guardata incredula e mi ha chiesto – ma da quando in qua porti gli occhiali?
Perché sto raccontando questa storia? Perché è l’esempio perfetto di quello che Austin Kleon nel suo “Steal like an artist” (in italiano “Ruba come un artista”) chiama fake it till you make it.
CHI SEI VS CHI VUOI ESSERE
Nel suo libro Kleon fornisce una serie di consigli per chi desidera vivere una vita creativa e diventare un artista, in qualsiasi campo. Non si riferisce infatti solo a pittori, musicisti o scultori, ma dà un senso più ampio alle parole creatività e artista, applicandole a qualsiasi lavoro si faccia o ruolo si ricopra.
Il secondo punto del suo decalogo recita “Non aspettare di sapere chi sei per iniziare”, ed è un’esortazione a mettersi in gioco, a partire con il proprio progetto, a mostrare il proprio lavoro, senza aspettare di potersi fregiare di un qualsiasi titolo o di ottenere un riconoscimento o un’autorizzazione esterna. “Se avessi aspettato di sapere chi ero prima di iniziare a essere creativo – scrive – starei ancora seduto a far nulla. Secondo la mia esperienza è l’atto di fare qualcosa e di fare il proprio lavoro ogni giorno che ci mostra chi siamo. Sei pronto. Inizia a fare qualcosa“.
È normale aver paura prima di prendere una decisione, di introdurre un cambiamento. Di qualsiasi cambiamento si tratti. Iniziare un nuovo lavoro, iniziare una nuova attività imprenditoriale, pubblicare il libro che teniamo chiuso nel cassetto o anche dire – ti voglio bene – alla persona che amiamo. Ha a che fare con la sindrome dell’impostare (di cui ho parlato in questo articolo su centodieci.it) e con il fatto che ci sentiamo un bluff quando non sappiamo perfettamente dove stiamo andando e cosa stiamo facendo. In realtà se chiedessimo a un artista, a qualcuno che fa un lavoro creativo, se sa di preciso dove sta andando o cosa sta facendo, ci risponderebbe che non ne ha la più pallida idea. Queste persone semplicemente fanno quello che fanno. Fanno il loro lavoro e basta. Ogni giorno.
Questo non significa andare alla cieca. Ma avere una cieca fiducia nelle proprie capacità, e nel fatto che se lavoriamo con costanza possiamo raggiungere i nostri obiettivi ed essere chi vogliamo essere.
FAI FINTA, SE NON VUOI ESSERE UN BLUFF
Sembra un paradosso, ma se non vogliamo essere un bluff, se vogliamo superare la sindrome dell’impostore, dobbiamo imparare a… bluffare. Non si tratta di mentire o ingannare gli altri, ma di far finta di essere qualcosa, fino a che non lo siamo davvero. Se vogliamo avvicinarci al nostro obiettivo, iniziamo a comportarci come se lo avessimo già raggiunto. Vestiamoci per il lavoro che vogliamo, non per quello che abbiamo, e iniziamo a fare il lavoro che vogliamo, anche se non lo abbiamo ancora. Che ci piaccia o no, l’abito fa il monaco, e non solo nel senso che influenza l’opinione che gli altri si fanno di noi, ma anche quella che noi abbiamo di noi stessi. A livello neurologico siamo quello che pensiamo di essere, perciò più ci comportiamo “come se” più ci avvicineremo ad essere quello che vogliamo, fino a diventarlo.
Diversi studi hanno dimostrato che atteggiarsi con sicurezza, assumere determinate posture, può influenzare l’opinione altrui, ma anche farci sentire più determinati. Assumere ad esempio la tipica posa da supereroe, con la schiena dritta, il petto in fuori, con le mani appoggiate lungo i fianchi, lo sguardo rivolto fieramente verso l’alto e le gambe leggermente divaricate, convince il nostro cervello che possiamo superare facilmente qualsiasi ostacolo, e raggiungere qualsiasi risultato.
Insomma, per diventare quello che vogliamo essere, per raggiungere i nostri obiettivi, dobbiamo semplicemente iniziare a fare qualcosa. Una piccola cosa ogni giorno. Un passo alla volta. Facendo finta, fino a che non diventiamo veramente ciò che vogliamo essere (fake it till you make it).
Proprio come ho fatto io quando volevo essere una persona che indossa gli occhiali, e ho iniziato a farlo. Ogni giorno. Fino a che non sono diventata miope.