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      Questo weekend ho traslocato. Mi avevano detto che il trasloco fa parte degli eventi più traumatici che possono capitare nella vita di un essere umano. Pare che causi ansia e stress, e a volte, nei casi più gravi, anche depressione.

      A me ha causato un sacco di lividi.

      Mi sento bene e mi sento male allo stesso tempo. Perché questo trasloco mi ha fatto pensare al concetto di casa, e a che cosa “casa” significa per me.

      Qualche anno fa i miei zii hanno deciso di mettere in vendita la loro casa. Era il posto dove io, mio fratello e i miei cugini abbiamo festeggiato tutti i nostri battesimi, le comunioni, le cresime, qualche compleanno e tutti i Natali. Coltivavo il sogno segreto di andare a vivere lì un giorno. Io al piano di sopra, gli zii al piano di sotto. Ricordo ancora la sera in cui mia madre mi ha detto che finalmente erano riusciti a venderla. Stavamo cenando. Lei l’ha detto come se fosse una notizia qualunque. Io ho iniziato a piangere in silenzio, facendo finire le lacrime nella minestra. Mio fratello ha cercato consolarmi a modo suo: tranquilla, prima o poi diventerai così ricca che quella casa la ricomprerai.

      Non l’ho ricomprata. Ma va bene così. Ho sempre pensato che quella fosse “casa mia”, anche se non ci vivevo. Era la casa che raccoglieva tutti i bei ricordi della mia vita. Mentre quella in cui sono nata e ho vissuto per la maggior parte della mia esistenza conteneva anche i ricordi tristi, e pensavo per questo di non esserci particolarmente affezionata.

      Mi sbagliavo. Non vedevo l’ora di lasciarla ma adesso mi manca. E ora che l’abbiamo messa in vendita ho la sensazione di non avere più un posto in cui tornare.

      Comunque sia, sabato ho traslocato; dopo mesi di lavori, prima per svuotare e poi per sistemare l’appartamento in cui viveva mia nonna Marta. Qualche anno prima di morire mi aveva metaforicamente consegnato le chiavi di casa, anche se non poteva farlo perché non era sua ma dei miei genitori. Mi ha detto – Micaela, quando muoio tu vieni a vivere qui. Così hai la tua bella casetta dove stare. Perché sai, tuo fratello ha già la morosa…
      Non so cosa intendesse dire con quella frase lasciata in sospeso. Tuo fratello ha già la morosa e tu invece sei destinata a una vita di solitudine e stenti, ma almeno ti lascio la casa così non ti butti giù da un ponte? Non lo sapremo mai.

      Lasciare andare il vecchio, per fare spazio al nuovo

      I piccoli interventi di ristrutturazione di questo appartamento e il trasloco mi hanno insegnato una cosa fondamentale.

      La casa in cui viviamo deve essere un ambiente in cui sentirci al sicuro e protette. Deve farci sentire a nostro agio, ci deve piacere. Mentre ristrutturavo casa ne parlavo dicendo frasi del tipo – terrò l’armadio di mia nonna: anche se non è di mio gusto è grande e comodo; le piastrelle della cucina non mi piacciono ma le terrò: è troppo un casino cambiarle; il pavimento nella zona giorno fa veramente schifo, ma mi sa che alla fine lo terrò perché costa troppo sostituirlo.

      Poi un giorno Caterina mi ha chiesto – ma c’è qualcosa che ti piace in quella casa? Ed è stato come se finalmente qualcuno avesse acceso la luce in una stanza buia. Se volevo viverci dovevo renderla mia. Altrimenti sarebbe stata sempre “la casa di mia nonna”. L’armadio l’ho regalato alla parrocchia, le piastrelle le ho tolte, e il pavimento l’ho ricoperto con un laminato economico ma bellissimo. L’appartamento è completamente diverso da prima. E’ diventato il MIO appartamento.

      In coaching si parla spesso di decluttering. Perché eliminare le cose vecchie e inutili è fondamentale per fare spazio al nuovo e all’abbondanza.

      Quando si decluttera bisogna seguire 3 principi fondamentali:

      1. si tengono le cose che consideriamo BELLE e si butta tutto quello che troviamo brutto
      2. si tiene quello che è UTILE e si butta tutto quello che è inutile, non ci serve più, è rotto (e non si può o non vogliamo aggiustare)
      3. si tengono le cose che ci DANNO GIOIA e si butta tutto quello che troviamo spiacevole o ci dà brutte sensazioni

      Ho buttato (e sto ancora buttando) senza pietà. E mi sento più a mio agio, più leggera, più al sicuro e più protetta. Sto facendo spazio. E il nuovo non tarda ad arrivare…

       

      MICELA TERZI

      Nel mio blog scrivo di Business, Creatività, Journaling&Scrittura, Intelligenza Emotiva, Design Thinking e Obiettivi&Time Management. Se leggi qualcosa che ti piace condividilo sui tuoi social o lasciami un commento: mi fa piacere conoscere la tua opinione, e in più mi aiuterai a crescere.

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