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      Positività tossica: ne soffri anche tu?

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      Positività tossica: ne soffri anche tu?

      La Positività Tossica è un atteggiamento di rifiuto verso le emozioni considerate negative.

      In inglese viene associata a uno stato di negazione definito FONO: fear of a negative outlook. Che significa “paura di una prospettiva negativa” e che spinge le persone a mostrarsi esageratamente ottimiste e a reprimere le proprie emozioni quando vengono percepite come troppo negative.

      Di Positività Tossica ne ho già parlato in un articolo che ho scritto per Centodieci l’anno scorso. Ho deciso di tornare sull’argomento perché credo che sia una sindrome che affligge molte persone e perché è associata alla paura del fallimento. Tema che ho deciso di affrontare per tutto il mese di ottobre sui miei canali di comunicazione.

      Per approfondire il significato di questo fenomeno ti rimando al mio post su Centodieci; in questo articolo voglio provare a riflettere con te su come si riconosce la Positività Tossica.

      Come si riconosce la positività tossica

      Ti sei mai ritrovato a pensare “non ho diritto di lamentarmi” oppure “c’è sicuramente chi sta peggio di me”?

      Ecco, forse la Positività Tossica ti sembra qualcosa di molto lontano, ma in realtà se almeno una volta hai fatto questo tipo di pensieri, forse ci sei cascato in pieno. Probabilmente non occorre andare tanto indietro nel tempo: la pandemia ha acuito il fenomeno, perché ci siamo ritrovati tutti ad affrontare un periodo obiettivamente difficile, ma molti di noi hanno rifiutato di accogliere le emozioni negative che sentivano, per paura o per vergogna.

      Già, perché nel mondo c’è sempre e comunque qualcuno che sta peggio di noi, ma questo non significa che per questo noi non siamo autorizzati a stare male o a lamentarci

      Pensare di non avere il diritto di lagnarsi per qualcosa è pericoloso perché innesta in noi la convinzione che non possiamo mostrarci deboli. Che farlo sarebbe motivo di vergogna.

      Insomma, da una parte ci sono quelli “bravi e forti” che riescono a essere sempre felici; e dall’altro ci siamo noi, che “osiamo” lamentarci quando non ne avremmo nessun diritto.

      Perpetrare questo tipo di convinzione significa negare qualsiasi emozione che può sembrare negativa, in virtù del fatto che dobbiamo “pensare positivo” (altrimenti chissà come verremmo giudicati dagli altri). E negare le proprie emozioni è la strada più veloce per mettere a rischio la propria salute mentale.

      Scardinare un modello tossico di comportamento

      I social sono diventati particolarmente pericolosi perché ci hanno spinti a mostrarci sempre felici, a condividere solo la parte più bella della nostra vita e a evitare di mostrare le ombre della nostra esistenza. Chiaramente non vanno demonizzati, ma quello che dovremmo fare è imparare un utilizzo più responsabile e consapevole di questi canali di comunicazione.

      Anche una certa cultura aziendale ha avuto un ruolo nell’esasperare la Positività Tossica, come spiega Whitney Goodman, psicoterapeuta di Miami, e autrice del libro Toxic Positivity. Prima della pandemia i dipendenti venivano esortati a essere felici perché lavoravano in un ufficio con aree relax e tavoli da ping pong; oggi invece le imprese chiedono loro di essere grati semplicemente perché hanno un lavoro.

      Questi ambienti di lavoro creano un paradosso in cui i dipendenti non sono in grado di esprimere le proprie preoccupazioni per paura di non essere considerati membri attività e proattivi del team”. E, come dicevamo, i social mettono il carico da novanta. “Ogni giorno siamo bombardati dalla pressione di essere positivi. Dalle frasi “Good vibes only” alle esortazioni a “guardare il lato positivo”, ci viene costantemente detto che la chiave della felicità è mettere a tacere la negatività ovunque si manifesti, in noi stessi e negli altri. Anche di fronte a malattie, perdite, rotture e altre sfide, c’è poco spazio per parlare dei nostri veri sentimenti e per elaborarli in modo da sentirci meglio e andare avanti”.

      Ottimismo sì, ma solo quando è sano

      Essere esageratamente ottimisti non ci aiuta. Evitare le emozioni che consideriamo “scomode” ci fa solo del male. Dobbiamo imparare invece a comunicare i nostri sentimenti a noi stessi e agli altri, e a chiedere aiuto quando siamo in difficoltà. Senza vergogna e senza sentirci dei falliti solo perché da soli non ce la facciamo…

      Le emozioni non sono positive o negative: possono determinare azioni positive o negative, ma per loro natura sono neutre. Ci forniscono dati e informazioni preziose per affrontare meglio le sfide quotidiane. Ci permettono di analizzare le situazioni con maggiore consapevolezza e di prendere decisioni migliori, considerando non solo la nostra parte razionale, ma anche il nostro mondo interiore e tutte le implicazioni di ciò che proviamo in un determinato momento.

      La Toxic Positivity ci esorta a essere forti, come se fosse l’unica soluzione e l’unica strada verso la felicità. Ma esercitare l’ottimismo non significa vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. È invece la capacità di vedere alternative, di sapere che anche nei nostri momenti più bui abbiamo delle opzioni, e che lamentarci di qualcosa non ci rende automaticamente delle brutte persone.

      Riconoscere, accettare e vivere le nostre emozioni ci aiuta a trasformarle in qualcosa di positivo.

      Non siamo le nostre emozioni. Se ci lamentiamo per qualcosa non siamo degli ingrati. Se falliamo non siamo dei falliti. E fare finta che vada sempre tutto bene non ci sarà di aiuto in alcun modo. Come ha sottolineato più volte Martin Seligman, padre della psicologia positiva, “Alcuni dei momenti migliori della vita, quando ci sentiamo veramente bene, sono pieni di un mix di emozioni”. Come a dire che, per essere veramente felici, non è necessario essere costantemente positivi, ma accettare il meraviglioso miscuglio di sentimenti che ci rende esseri umani.

      Se hai voglia di approfondire il tema della positività tossica, e di quella narrazione malata che ci spinge a essere forti a tutti i costi, partecipa al mio ciclo di webinar gratuiti “Il lato oscuro della forza”. Il primo si terrà via Zoom il 26 ottobre alle 19.00: prenota subito il tuo posto.

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